Fra le migliaia di prodotti che abbiamo testato negli anni ce n’è uno legato ad un aneddoto piuttosto curioso.
Prima di raccontartelo, tuttavia, devo farti un preambolo: TUTTI i test decisi dalla redazione vengono discussi in una riunione, una specie di briefing con tutto il team.
In queste riunioni si dà vita a un dibattito approfondito sul prodotto in questione, le criticità, gli studi già effettuati, i risultati ottenuti, i punti oscuri su cui indagare etc etc.
Ovviamente non si tratta di un “protocollo standard”, non sempre le analisi che effettuiamo sono frutto di una progettazione prestabilita: a volte basta un’intuizione, una notizia “ambigua” uscita sui giornali, un malcontento percepito tra i consumatori per far scattare la molla della ricerca.
Purtroppo e per fortuna, materiale su cui lavorare non manca mai.
Qualche volta, infine, si testano prodotti dopo una riflessione approfondita su argomenti collaterali. Come nel caso del test di cui sto per parlarti.
Non ho sempre il piacere di partecipare a queste fasi del lavoro, anzi. I miei impegni spesso non mi consentono di essere “dentro” ai test con l’occhio curioso che mi ha sempre contraddistinto. La fortuna è che il direttore del Salvagente, insieme a tutto il team, è animato dal sacro fuoco del giornalismo d’inchiesta, quello che alimenta il nostro approccio editoriale da sempre: verità fino in fondo, nomi e cognomi sempre.
Quella volta, per esempio, il dibattito di redazione era vincolato a una tematica piuttosto generica: i bambini.
Come sai, loro sono sempre al primo posto nelle preoccupazioni del Salvagente. Sono i rappresentanti della categoria “debole” dei consumatori, gli indifesi, nonché quelli che potrebbero maggiormente subire i danni di prodotti di scarsa qualità o addirittura nocivi.
Non solo: i bambini, se vogliamo vederla in un quadro più generale, rappresentano il futuro dei nostri errori, e la leva più potente per evitare di commetterne.
La domanda quindi era: quanti sono i prodotti che maggiormente fanno parte dell’alimentazione dei bambini e dei ragazzi?
La risposta era praticamente infinita, certo. Se hai seguito le nostre inchieste avrai notato una lunga lista di alimenti che interessano la salute dei minori in modo particolare: dai gelati allo yogurt, dalle patatine fritte ai cornflakes.
Ma c’è un prodotto, o meglio C’ERA un prodotto, che la mia fantastica redazione ha individuato come “zona d’ombra”, passato cioè sotto traccia per molto tempo nonostante la sua presenza sugli scaffali dei supermercati sia ormai radicata da anni e anni.
Ed è esattamente con questa riflessione che nacque l’idea di testare le mini-pizze congelate.
Ne hai mai mangiate? Piccole pizzette al gusto margherita gustose, pratiche e veloci da preparare, bastano pochi minuti in microonde et voilà, ecco pronta la merenda per i tuoi figli. Magari anche da portare a scuola a metà mattinata.
Il problema è che su 10 marche (famosissime) di mini pizze surgelate soltanto una ha raggiunto il punteggio pieno dopo le nostre analisi.
Quello che abbiamo trovato ci ha sorpreso, e non poco:
- scoprire che la mozzarella utilizzata, spesso, non è affatto mozzarella ma formaggio di minore qualità
- scoprire che l’olio, nel migliore dei casi, è semplice olio vergine (se non addirittura di girasole o i di colza)
- sapere che in qualche caso l’olio di palma è presente anche in un prodotto “genuino” come una mini-pizza margherita
ha confermato i dubbi iniziali: non si può mai abbassare la guardia quando parliamo della salute dei bambini, specialmente legata alla loro alimentazione. La necessità di fidarsi di prodotti genuini è forte, ma è molto facile lasciarsi guidare da una buona comunicazione pubblicitaria e dare per scontata una genuinità vera solo a parole.
Forse è tempo di sapere quali marche di mini pizze surgelate abbiamo testato, sbaglio?
Scoprirlo nel primo volume di TESTATI PER VOI, il libro del Salvagente dedicato a tutti i test realizzati dal giornale nel 2015.