Oggi ti parlerò di Marco, un bancario viterbese di 41 anni che coltiva un sogno nel cassetto: aprire un agriturismo tutto suo!

Siamo a Viterbo, in una splendida domenica primaverile. Si tratta probabilmente del primo weekend dell’anno con temperature finalmente miti. Il rigido inverno sembra ormai essere solo un ricordo e passeggiando è possibile percepire distintamente quella brezza tiepida e piacevole, tipica della stagione.

Marco se ne accorge subito aprendo la finestra che affaccia direttamente su una delle piazze centrali di Viterbo.

Marco ha 41 anni, viterbese doc da un numero indefinito di generazioni, lavora in banca da quasi dieci anni e convive con Laura, sua compagna dai tempi di Economia e Commercio.

A dispetto di un ruolo professionale piuttosto “formale”, Marco è un vero super-attivo della vita nel suo tempo libero. Ama giocare a tennis, colleziona monete antiche, è tifoso di calcio e quando può si reca allo stadio per seguire la sua squadra del cuore.

Ma soprattutto, Marco è un sognatore nato. In parallelo agli studi accademici ha iniziato a coltivare una passione per la campagna che non ha mai davvero abbandonato, e ancora oggi sogna di realizzare il desiderio di tutta la vita: mollare tutto ed aprire un agriturismo in provincia, lontano dalla routine quotidiana e completamente immerso nella natura, tra animali, aria buona e cibo genuino.

Quella mattina, il cielo limpido illuminato da un sole finalmente caldo convince Marco e Laura ad organizzare una gita fuori porta “last-minute”. I due decidono di recarsi in un nuovo agriturismo aperto da poco, di cui tutti parlano bene.

“Fin tanto che non aprirò il mio, mi conviene dare un’occhiata alla concorrenza.” Si ripete Marco, ritenendo così di unire l’utile al dilettevole.

Raggiungono la tenuta in poco più di mezz’ora, si tratta di un bellissimo casale ottocentesco immerso nel verde delle meravigliose campagne laziali, così ricche di aree naturali e strutture riconvertite, soprattutto negli anni recenti, a rifugio dorato dal caos metropolitano.

Marco e Laura si concedono un pranzo coi fiocchi: il menu del casale prevede esclusivamente materie prime autoprodotte, cibi a km0 e piatti tipici della zona. Le portate sono ottime e abbondanti, Marco non disdegna anche un paio di bis.

“Come va ragazzi, tutto bene?” Il gestore dell’agriturismo, un omone di quasi due metri dalla faccia simpatica e le guance più rosse che si siano mai viste, si sincera del comfort dei suoi ospiti. È evidente che tenga molto alla sua attività, e sa bene che l’anima del commercio, nella ristorazione, è il passaparola.

“Guardi” bofonchia Marco con la bocca ancora piena “è tutto eccezionale, davvero. Non so se dovrei complimentarli più con lo chef, con chi seleziona le materie prime, o con lei che li ha messi insieme!”

Il padrone di casa sorride soddisfatto, la sua espressione è tipicamente quella di chi queste parole le ha sentite già altre volte. “Riporterò i suoi complimenti in cucina. I cibi li seleziono io, curo personalmente le colture con i miei figli. Ma sappia che il vero segreto è un altro.”

Marco non replica, ma esprime con gli occhi tutta la curiosità di chi non vede l’ora di conoscerlo, quel segreto.

Il gestore dell’agriturismo a quel punto fa un ampio cenno col braccio verso il cameriere, che evidentemente sa come decodificare il gesto, e qualche secondo dopo si presenta al tavolo con un vassoio riempito semplicemente con una bottiglia d’olio e di una fetta di pane.

Con fare da prestigiatore il gestore versa in filo d’olio sulla fetta, e lo porge a Marco.

“Assaggi, prego”.

Marco addenta con gusto il regalo inatteso. Ben presto la sua espressione dubbiosa si scioglie in una specie di smorfia estasiata.

Il gestore ride e annuisce “Esatto. Il segreto è esattamente questo: l’olio. Lo produciamo noi, ed è l’ingrediente principale che da sapore a tutte le portate. Non importa se lo si gusta a crudo o in un condimento per la pasta. Il suo carattere è evidente, sente che fragranza? Un olio così al supermercato non lo trova mica.”

Ed era vero. Marco, pagando il conto, si affretta infatti ad acquistarne quattro bottiglie. Il padrone dell’agriturismo ha fatto bene il suo lavoro, e Marco torna a casa felice come un bambino.

Il viaggio di ritorno è tutto un sogno ad occhi aperti: Laura ascolta Marco e le sue riflessioni ad alta voce su quanto sarebbe bello avere un agriturismo tutto suo, come vorrebbe la struttura, quali costi bisognerebbe sostenere, cosa coltivare, gli animali etc.

E poi l’olio, quell’olio buonissimo.

“Anche io voglio produrre un olio così, e dire ai clienti – Prego, questo è l’olio del nostro frantoio – Il frantoio, ci pensi amore? Un frantoio tutto nostro.”

“Marco non puoi parlare di un frantoio con il tono di voce di chi sta parlando di un figlio. Lo capisci che è strano?”

Ma Marco non lo capisce, anzi. La sera nel letto, portatile sulle gambe, si immerge in una ricerca approfondita sull’olio, come si produce, quali sono le qualità in commercio, quali sono gli oli migliori al supermercato etc.

Quello che scopre, tuttavia, lo lascia sorpreso.

Era partito da una semplice ricerca con parole chiave “Come produrre olio buono”, ma si sa, internet è una macchina infernale.

Dopo qualche minuto si trova invischiato in una fitta rete di articoli sulla qualità degli oli italiani, le aziende di produzione, le etichette, gli ingredienti utilizzati e non so cos’altro.

Da qui apprende un numero praticamente infinito di informazioni su un universo che – si rende conto – non conosceva affatto. Scopre che esistono tantissime qualità di olio, ma solo alcune sono DAVVERO extravergine (il massimo auspicabile da portare in tavola), nonostante siano MOLTE DI PIU’ le bottiglie che recano IMPROPRIAMENTE la scritta extravergine.

Si rende conto che esistono processi produttivi approssimativi, superficiali, talvolta DANNOSI specialmente nel caso di specifiche marche (anche famose) che nonostante le scritte in bella vista offrono ai consumatori un olio che sarebbe scadente anche PER IL MOTORE DI UNA MACCHINA.

Ma la cosa che lo lascia veramente di sasso è scoprire che molti “slogan” utilizzati dai più grandi marchi produttori di olio, come il metodo di coltura, la lavorazione delle olive etc, non sono altro che fumo negli occhi.

Il risultato, in effetti, è sotto gli occhi di tutti. La differenza tra la maggior parte degli oli presenti sugli scaffali del supermercato e quello assaggiato in agriturismo è ABISSALE, e il motivo non può essere soltanto la classica affermazione “Trovi le differenze perché quello è un olio autoprodotto, genuino”.

Questo in parte è vero, ma in parte diventa un alibi per le multinazionali per produrre olio scadente e proporlo a prezzi da extravergine.

A un certo punto, quindi, Marco chiude il portatile con un gesto repentino. Laura dorme da un pezzo, e anche lui decide di concedersi un po’ di riposo, in fondo domani dovrà lavorare.

Ma si addormenta con un pensiero preciso:

Qualsiasi olio acquisterà d’ora in poi, consulterà sempre il documento che ha trovato su internet e che gli ha svelato i segreti che si celano dietro al commercio dell’extravergine, la guida:

“EXTRAVERGINE PER DAVVERO”

Realizzata dal Salvagente in esclusiva per i lettori e gli abbonati della rivista.

Si tratta di una guida completa agli oli migliori da acquistare (anche se non puoi andare in agriturismo a fare i tuoi acquisti, come Marco), con una lista DETTAGLIATA delle marche migliori e soprattutto delle aziende SCOPERTE e MULTATE per avere recato, negli anni, la scritta extra-vergine su qualità di olio che al massimo sarebbero state da considerarsi vergine.

Inoltre nella guida è presente un vero e proprio vademecum su come comportarsi quando si legge un’etichetta di qualsiasi bottiglia d’olio: quali sono le informazioni REALMENTE utili e quali invece si rivelano fuorvianti, utili solo a fare sembrare il prodotto migliore di quello che è.

Perché se il segreto della cucina genuina risiede nell’olio buono, quella di un’alimentazione sana passa inevitabilmente per le giuste informazioni. E questo, Marco, adesso lo sa!

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